lunedì 2 dicembre 2013

CLORINDA (IT)



Clorinda si propone di decostruire alcuni termini problematici come identità,  diversità, territorio e confine. Segnalo la difficoltà di questi concetti, perché nonostante essi siano necessari per il futuro della cultura contemporanea, questa  stessa necessità li ha fatti diventare cliché svuotati di potenziale  critico e  dimensione poetica.


Decostruire un concetto non significa distruggerlo, ma renderlo provvisorio e precario, sottometterlo alla variabilità del gioco del linguaggio, privarlo di ogni fondamento. Pertanto, decostruendo le figure di territorio e  margine, la mostra Clorinda tira a sorte gli stereotipi multiculturalisti, l'esotismo delle frontiere e la metafisica dell’identità e il diverso, in modo da suggerire spazi terzi, intermedi;  posizioni instabili, "zone di pattegiamenti ", siti di incrocio e di  passaggio tracciati in qualsiasi territorio.

La mostra si sviluppa intorno ad una istallazione di Nelida Mendoza, che sviluppa l’idea di “membrana che suda”: contenitori/cantari di terracotta carichi d’acqua; le superfici di questi elementi traspirano, essudano umidità di vapore e rugiada. Le filtrazioni rimandano alla frontiera, non come posto prestabilito di transito o demarcazione territoriale, ma bensì come vincolo oscillante fra l’interno e l’esterno , relazione espressa nella figura della piega deleuziana, dove il movimento di arricciamento comprende  un lato e l’altro. Ognuno trascina l’altro nel suo avanzare o ripiegare. Questo movimento di piega e ripiega  implica una linea divisoria flessibile , una non-frontiera, che media fra entrambi i lati senza compromettere la diversità di ognuno di loro.

Da questo movimento continuo , la prima proposta rimanda ad altre due.
Il primo contesto è elaborato  da Alessandro Aiello di CANECAPOVOLTO, che reinterpreta immagini dell’artista da una prospettiva europea. Cinque schermi mostrano video basati su movimenti di accelerazione, rallentamento, avvicinamento e distanziamento. Così come in dispositivi di sfocatura e distanziamento.
Questi travasi ricadono, in modo impressionista ma verso una riflessione concettuale, su una tematica ancora fluttuante di suoni, rumori, riflessi e visioni d’acqua e colore: di paesaggio acelerato nella sua apparizione, fissato nell’analisi che provoca.

Il secondo, curato da Fernando Moure, presenta una selezione di opere di artisti/cineasti, frutto di una grande produzione che sta guadagnando uno spazio privilegiato nell’ambito delle arti audiovisive del Paraguay, grazie a promotori entusiasti, tra i quali si incontra, senza dubbio, Moure…

 




Viaggio e Morte - Storia di Frontiera

Sembra il nome di una delle  Città invisibili di Italo Calvino, Clorinda, ed  é invece una località al confine tra Argentina e Paraguay da dove passano migranti ed esuli, un confine rigido e poroso come tutte le frontiere. Su questo tema indaga Nélida Mendoza, artista paraguaiana da anni residente a Palermo, con un progetto  che dopo questo esordio nella sede dell'Istituto Cervantes nella chiesa di Sant'Eulalia (via Argenteria Nuova 33, sino al 18 ottobre) sarà ulteriormente sviluppato in due tappe a Catania e Buenos Aires.
Da cinque monitor le immagini e i suoni dei viaggi in Paraguay, elaborati da Alessandro Ajello di Canecapovolto, si riverberano nella navata cinquecentesca intorno a uno scannatoio da macellaio ai cui ganci pendono involucri  in terracotta; forme morbide, visivamente e tattilmente, da cui trasuda l'acqua che scorre sui  binari dove in origine veniva dilatato il sangue delle carcasse. La rigida ferocia delle frontiere e la permeabilità delle culture e delle persone che continuamente le traversano convivono così nella medesima struttura, in un oggetto-immagine di grande forza e suggestione che mescola la variazione delle voci e dei racconti e l'universalità del suono metallico come emblema del dolore della storia che viviamo.

Sergio Troisi - La Reppublica - 13/10/2013




E’ sempre un’esperienza complessa montare immagini e suoni registrati da un’altra persona in luoghi luoghi dove non siamo
Mai stati e dove probabilmente non andremo mai; è come entrare
E vivere per un po’ in casa altrui ed essere costretti a mettere ordine, per qualche motivo misterioso.
Montare tutto il materiale registrato da Nelida Mendoza ha significato per me non solo rimettere ordine e catalogare ma soprattutto interpretare i suoi viaggi, dialogare con lei a distanza attraverso immagini e suoni che ha scelto di raccogliere e conservare per vari motivi, condividere i suoi incontri, le sue emozioni legate al viaggio ed alla frontiera ma anche prendere
delle scelte arbitrarie ed irreversibili.
Di solito abbiamo paura di entrare dentro le memorie altrui per timore di tradirle, di rompere gli equilibri preziosi che vi sono nascosti… sappiamo di non potere capire fino in fondo le immagini ed i suoni che non abbiamo registrato noi ma credo sia proprio questa la condizione ideale che ci permette di entrare dentro queste memorie e di testimoniarne il valore inestimabile.

Alessandro Aiello_giugno 2013




In relazione alla tematica di Paese / Paesaggio, l'arte del film e del video in Paraguay, si può sostenere che lo spazio geografico proietta una presenza forte sia nel paesaggio fisico che in quello culturale. La lentezza del tempo, l'austerità e la morosità, l'uso della lingua Guaraní o l'intensa presenza della natura potrebbe essere dimostrazioni che illustrerebbero delle peculiarità del territorio paraguaiano.
L’etimologia della parola “paesaggio”, fortemente connessa a quella di “paese”, suggerisce la necessità di ospitare uno spazio nel mondo al Paraguay, che forse non lo può dare la politica, invece sí l’arte e il pubblico che crede nel suo potenziale simbolico. Questi lavori recenti tracciano un “stare e vivere” di attualità, affrontando criticamente la situazione e le sfide del Paese sudamericano.
L’insieme contiene sguardi intensi verso l’identità, in una sorte di paesaggio umano sviluppato dai suoi bordi culturali, sociali e politici. La selezione si propone di  avvicinare il pubblico a questo luogo concreto e alla composizione del suo mondo fisico, temporale e della sua anima.
Le opere pretendono dare conto di un tempo, quello genericamente chiamato di “transizione alla democrazia”, iniziato nel 1989 dopo la caduta della dittatura più lunga di Latino America; oggi invece è un tempo un po’ nel buio dopo il ritorno di un ordine politico regressivo e conservatore.  La proposta di questo programma audiovisivo vuole suscitare nel pubblico un esercizio di pensiero e riflessione critici sull’attualità paraguaiana.
Noi crediamo che la vocazione cosmopolita e multiculturale di Palermo e della Sicilia sia  ideale e propizia per connetterla con la “isola di terra” paraguaiana, questa è la metafora che ha creato la scrittrice e artista Josefina Plá (1903–1999) per descrivere questo territorio interiore e isolato.
Infine, porre l’accento sul fatto che la filmografia con degli scopi artistici prodotta in, da e sul Paraguay si sviluppa ancora in uno scenario fragile ed emergente, ed è stata una realtà grazie alla tenacità dei suoi creatori. Soltanto da fini del secolo XX e inizi del XXI, il film, il video e dei mezzi digitali accendono una prima luce permanente per l’immagine in movimento, tuttavia l’insufficienza degli stimoli.
Il fatto di generare nuovi circuiti e spazi di diffusione per la creazione audiovisiva favorisce lo scambio di sensibilità verso e dal nostro paese, conduce degli stimoli che ci integrano e ci connettono al mondo, al tempo di offrire un canale per questa produzione simbolica. Un’esperienza, un transito delle idee e delle immagini per costruire immagini di una realtà lontana, sebbene sempre simili.

Fernando Moure - Giugno 2013

LUNGOMETRAGGI:

Cuchillo de palo. Renate Costa (98´, 2010)
Novena. Enrique Collar (94´, 2010)
Tren Paraguay. Mauricio Rial (60´, 2011)

CORTOMETRAGGI:

Isla Alta. Federico Adorno (18´, 2011)
Resistente. Renate Costa, Salla Sorri (19´, 2011)
Manohara. Dominique Dubosc (21´, 1968)
Noche adentro. Pablo Lamar (18´, 2009)
Ahendu nde sapukai. Pablo Lamar (12´, 2008)
Presos. Juan C. Maneglia (13´, 1987)
Espejos. Juan C. Maneglia (9´, 1988)
Artefacto de primera necesidad. Juan C. Maneglia y Tana Schembori (8´, 1995)
Karai Norte. Marcelo Martinessi (18´, 2009)
Calle Ultima. Marcelo Martinessi Marcelo (22´, 2010)

PROGRAMMA VIDEO ARTE, durata 58 minuti.
                                                                                                             
La cocina de Josefina. Pedro Barrail
Surco en gualambá. Gustavo Benítez, Edith Correa, José Elizeche
Chaco fantasma. Fredi Casco
Raudal. Martín Crespo
Influenza Colorada. Luvier Casali
El gusto de la mirada. Ricardo Migliorisi
Kambuchi. Joaquín Sánchez
Celeste. Valentina Serrati
María bonita. Patricia Wich

CURATORE: Fernando Moure

APPOGGIO: NauART - Comunidad de Artistas
Consolato del Paraguay in Barcellona

EDIZIONE AUDIOVISIVA: Petra Eicker


FOTOGRAFIE : Patrycja Este





CLORINDA  -  PARAGUAY

YLAB - CCEJS - VIDEO


























Alessandro Aiello
editing audio-video






















Fernando Moure
País/Paisaje
El Arte del Cine y el Video de Paraguay
proyecto de Nelida Mendoza



AECID Centro Cultural Juan de Salazar
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https://vimeo.com/96611931
































CENTRO DE ARTES VISUALES 
MUSEO DEL BARRO
www.museodelbarro.org